martedì 8 marzo 2011

51. Quando l'insegnamento scolastico terminava in 3a elementare

Diploma di maturità, laurea, master, i giovani di oggi, in fatto di istruzione, non soffrono certo più di analfabetismo, anzi. Super istruiti, superpreparati culturalmente, hanno passato i primi vent'anni della loro esistenza nello studio delle conoscenze: in 10 mila anni di storia dell'umanità, è la prima volta che il sapere viene inculcato ad intere generazioni di ragazzi nel mondo intero!

Nessuno di loro può quindi immaginare in che condizioni andavano a scuola i loro nonni o bisnonni.

Nel piccolo paesino emiliano di San Giovanni, l'anno 1930 è lo spartiacque dell'istruzione. Quelli nati prima, andavano a scuola dell'obbligo solo fino alla terza elementare. Gli altri (generati dal 1930 al 1949) terminavano la quinta elementare. Dopo il 1960 l'obbligo, in Italia, si è esteso anche alle medie.

A raccontarmi l'istruzione rattoppata delle passate generazioni, ci prova Adele, nata sul finire degli anni venti del '900. Lei, rispetto alle sorelle maggiori, ha avuto la fortuna di fare qualche mese di quarta. Ma, come le altre, prima di andare a scuola, doveva portare a pascolare le pecore: alzata all'alba, poi via per campi e boschi, ritorno a casa con quelle maledette bestie che scappavano da tutte le parti, poi, grembiule, cartella, provvista di legna per la stufa durante l'inverno, e di corsa a scuola. Alle 8.30, come lei, tutti i bambini del paese si raccoglievano a Cà d'Funsin, in una stanza dove l'unica maestra, Teresa Munarini, impartiva le lezioni a tre classi contemporaneamente. Aste e punto il primo anno, per imparare a scrivere. Il secondo, un po' di aritmetica e di scrittura e, il terzo, scrittura, lettura e aritmetica.



I bambini erano numerosi e la stessa maestra aveva due turni di scolari: il mattino e il pomeriggio. L'insegnante, che seguiva più di 30 alunni alla volta, reggeva solo la prima ora, massimo due, poi, il più delle volte, con la testa appoggiata sulla sua cattedra, sprofondava in un sonno ristoratore. A quel punto, quando incominciava a russare, i bambini per non svegliarla, piano piano, uno a uno, scivolavano via verso il cortile e la lezione, per quel giorno, era finita. Infatti, non c'erano bidelli e, caduta la maestra in catalessi, potevano fare quello che volevano.
Nessuno si stupiva più di tanto, nemmeno i genitori, che sapevano quanto doveva penare questa povera donna. Le famiglie contadine non erano tanto convinte dell'utilità dell'istruzione, ritenendo i loro figli solo braccia per il lavoro nei campi. All'epoca erano davvero poco i figli coccolati e, tantomeno viziati.

In ogni casa si acquistava un unico sussidiario, che passava poi ai numerosi fratelli più piccoli.
Gli strumenti dello scolaro erano: penna, inchiostro e calamaio, carta assorbente, matita, e quaderno con copertina nera (chi se la ricorda?) e, per i pochi benestanti, anche i pastelli. La cartella era fatta con la iuta che serviva a realizzare i sacchi per trasportare cereali o patate. Certe mamme amorevoli aggiungevano qualche ricamo, e le scolarette apprezzavano.

Gli insegnanti erano severissimi e si potevano permettere qualsiasi punizione corporale. In generale era la riga che finiva sulle mani o sulla testa degli scolari. Ma non mancavano calci e schiaffi agli studenti disattenti o monelli e, la punizione più umiliante per un bambino, il cappello d' "asino" in testa. Non mancava anche quella dietro la lavagna in ginocchio su chicchi di grano. Mi è stato raccontato, a questo proposito, che messa dietro alla lavagna, che stava vicino alla stufa dove la maestra aveva appoggiato il brodo con un po' di gallina per il suo pranzo, una scolara, affamata, si è mangiata tutto. Da quel giorno, l'insegnante non l'ha più messa in castigo!
Lo scolaro malmenato, non s'azzardava mai a lagnarsi con i genitori perché, altrimenti, a casa, avrebbe ricevuto il doppio delle botte.

Il problema per Adele si è presentato l'anno in cui è passata ad un'altra scuola, per poter seguire la quarta che non esisteva nella sua borgata. Le pennichelle della sua maestra si sono fatte sentire, perché tutti i bambini di Cà di Pas avevano imparato davvero poco rispetto a quelli della Prediera, seguiti dalla severissima maestra Sorrivi. Scoraggiati, molti, dopo pochi mesi, si sono ritirati dalla scuola. Ecco perché tutta la generazione che ha avuto l'insegnante dormigliona si è ritrovata, dal punto di vista dell'istruzione, con le pive nel sacco!

Ma l'essere umano ha risorse illimitate e, quello che le nostre mamme, nonne o bisnonne non hanno imparato a scuola, lo hanno appreso benissimo dalla vita! Per cui, non fate i sapientelli con loro, esse sanno molte altre cose che voi nemmeno immaginate.
Barbara Bertolini

(Foto presa dall'interessante sito: http://www.quintocd.it/content/view/2382/163/
scuola San Francesco di Altamura che, però, rispecchia esattamente come erano le scuole rurali di tutto l'Appennino).

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